ll Signore è davvero risorto. Alleluia.
A lui gloria e potenza nei secoli eterni.
(Lc 24,34; cf. Ap 1,6)
Il Signore Gesù Cristo irrompe nella storia come Risorto, perciò come inizio della vita nuova dell’uomo e del mondo, uscendo di schianto dal sepolcro in cui era rimasto schiacciato dal peccato di tutti gli uomini e di tutta la storia.
In questa Pasqua il Signore deve ancora una volta travolgere la pietra del sepolcro, ma il sepolcro in cui giace è il sepolcro della nostra società, della cifra di questa nostra società disumana, imbarbarita, proprio perché lontana dal riconoscimento della redenzione.
Il sepolcro è l’immagine terribile di questa società in cui milioni di bambini non nascono perché fatti abortire, migliaia e migliaia di altri vengono strumentalizzati nei modi più terribili e più iniqui. La vita della società è dominata da una violenza familiare che dilaga poi in tutte le strutture della vita sociale: un consumismo dissennato, un individualismo materialistico terribile, una incapacità di affrontare la vita in modo dignitoso, serio, capace di sacrificio, capace di amore.
E’ questa la tomba di Cristo oggi. La tomba di Cristo oggi è la tomba dell’uomo senza Dio, dell’uomo abbandonato alla violenza delle sue misure e dei suoi progetti, che di generazione in generazione hanno reso così terribile il volto della società.
Per questo noi preghiamo il Signore crocifisso e risorto, che spacca la tomba, che spacca la pietra sepolcrale, di portare veramente con sé, nella dimensione nuova della Resurrezione tutti coloro che lo riconoscono Signore della loro vita di fronte al mondo; tutti coloro che lo aspettano, magari senza adeguata consapevolezza ma che soffrono ogni giorno la pena di una vita disumana; tutti coloro che sono stati ammazzati per la giustizia, per la libertà, per il vero riconoscimento dei loro diritti civili. Che il Signore si porti dietro una fetta grande di umanità che soffre.
Noi che siamo cristiani e lo riconosciamo Signore della nostra vita ogni giorno, ogni momento, nonostante i nostri limiti, ora desideriamo – forse per questo ogni tanto ci chiamano troppo tradizionali – noi desideriamo che tutto il mondo lo riconosca; che l’alba di risurrezione del Signore, attrraverso la nostra testimonianza, investa ogni uomo che vive in questo mondo. Anche quelli che sono più lontani, anche quelli che odiano il Signore. Perché forse – come ricordava spesso il beato papa Giovanni Paolo II – al fondo di quello che sembra odio alberga un embrione, un germe di desiderio vero di Dio e di Cristo.
Questa è la Pasqua. Per meno di questo diventa il solito, stucchevole ambaradan di una tradizione che perde ogni radice religiosa per dare un eguale riconoscimento al consumismo. La crisi è crisi dell’uomo, a questa crisi solo Cristo può rispondere liberandocene.
Il sepolcro è l’immagine terribile di questa società in cui milioni di bambini non nascono perché fatti abortire, migliaia e migliaia di altri vengono strumentalizzati nei modi più terribili e più iniqui. La vita della società è dominata da una violenza familiare che dilaga poi in tutte le strutture della vita sociale: un consumismo dissennato, un individualismo materialistico terribile, una incapacità di affrontare la vita in modo dignitoso, serio, capace di sacrificio, capace di amore.
E’ questa la tomba di Cristo oggi. La tomba di Cristo oggi è la tomba dell’uomo senza Dio, dell’uomo abbandonato alla violenza delle sue misure e dei suoi progetti, che di generazione in generazione hanno reso così terribile il volto della società.
Per questo noi preghiamo il Signore crocifisso e risorto, che spacca la tomba, che spacca la pietra sepolcrale, di portare veramente con sé, nella dimensione nuova della Resurrezione tutti coloro che lo riconoscono Signore della loro vita di fronte al mondo; tutti coloro che lo aspettano, magari senza adeguata consapevolezza ma che soffrono ogni giorno la pena di una vita disumana; tutti coloro che sono stati ammazzati per la giustizia, per la libertà, per il vero riconoscimento dei loro diritti civili. Che il Signore si porti dietro una fetta grande di umanità che soffre.
Noi che siamo cristiani e lo riconosciamo Signore della nostra vita ogni giorno, ogni momento, nonostante i nostri limiti, ora desideriamo – forse per questo ogni tanto ci chiamano troppo tradizionali – noi desideriamo che tutto il mondo lo riconosca; che l’alba di risurrezione del Signore, attrraverso la nostra testimonianza, investa ogni uomo che vive in questo mondo. Anche quelli che sono più lontani, anche quelli che odiano il Signore. Perché forse – come ricordava spesso il beato papa Giovanni Paolo II – al fondo di quello che sembra odio alberga un embrione, un germe di desiderio vero di Dio e di Cristo.
Questa è la Pasqua. Per meno di questo diventa il solito, stucchevole ambaradan di una tradizione che perde ogni radice religiosa per dare un eguale riconoscimento al consumismo. La crisi è crisi dell’uomo, a questa crisi solo Cristo può rispondere liberandocene.
Mons. Luigi Negri
– Vescovo di San Marino-Montefeltro